Come è possibile che le emozioni date dal drogarsi con il cibo remunerativo siano tali da superare la forte motivazione rappresentata dal voler dimagrire? Com’è spiegabile che la stessa persona capace di un comportamento assolutamente risoluto nel lavoro, manifesti una motivazione quasi nulla per la propria salute?
Benché si possa discutere delle emozioni ed essere abbastanza sicuri di intenderci quando descriviamo la paura, la felicità o l’amore, in realtà una chiara definizione, scientifica di queste condizioni psicologiche non è ancora possibile.
Perciò ci baseremo sulle esperienze comuni relative a quello che tutti noi proviamo, quando ci esprimiamo usando termini quali: sono molto arrabbiato, o molto triste o molto felice.
L’altro stato psicologico di difficile interpretazione è la motivazione.
Emozione e motivazione sono strettamente correlate. Gli psicologi generalmente definiscono la motivazione come lo stato che viene dedotto sulla base di un comportamento che punta dritto allo scopo, se un animale si attiva per ottenere dell’acqua, possiamo dedurre che è motivato dalla sete. Se l’animale fa di tutto pur di riuscire a dissetarsi, superando anche la tentazione per un cibo particolarmente gustoso o quella per il partner sessuale durante il periodo di estro, dobbiamo dedurre che la sua motivazione, in questo caso verso l’acqua, è forte.
Emozione e motivazione pervadono completamente la nostra vita. L’emozione conferisce valore e interesse alle azioni immediate e ci motiva verso quelle future.
Analizzare in quale parte del cervello si generano questi sentimenti e come poi si traducono in eventi comportamentali, affascina lo studioso e getta nell’angoscia il filosofo; ma è di conforto per il malato che in questo modo vede le sue azioni trasformate da malvagie in malate e pertanto curabili.
Il piacere del cibo, come una ricca lasagna o un dolce delizioso, sicuramente rappresenta un’emozione forte che tuttavia può essere superata da una motivazione ancora più forte.

 

IL SISTEMA LIMBICO

I lavori di ricerca, sulla fisiologia e anatomia delle aree cerebrali da dove traggono origine le manifestazioni emotive hanno realizzato progressi notevoli da quando Paul McLean, intorno alla metà del novecento pubblicò i primi studi relativi alle aree anatomiche cerebrali responsabili della regolazione degli affetti. Si trattò di una scoperta sconcertante. In pratica il sentimento venne ridimensionato alla pari di funzioni da tempo affidate ad aree cerebrali specifiche come il linguaggio o il movimento. Egli raggruppò le specifiche aree cerebrali dell’emozione, sotto il concetto unitario di sistema limbico, e da allora i sistemi nervosi di questo sistema sono fra i più studiati e i più affascinanti.
(McLean P., Some psychiatrie implications of physiological studies on frontotemporal portion of limbic system (Visceral brain). Electroencephalography and Clinical Neurophysiology, 4: 407-418, 1952).

Tutti noi abbiamo sperimentato come le emozioni possano causare alterazioni della frequenza cardiaca, della respirazione, delle contrazioni gastriche o intestinali, della secrezione salivare o della sudorazione, l’importanza di questa reazione emotiva è resa evidente dai volumi di vendita relativi ai deodoranti cosmetici. Proprio quelli che hanno lo scopo di coprire i cattivi odori. Ora sappiamo che tali variazioni appaiono controllate, o per meglio dire generate, dal cervello.
Quando ero studente per sapere che voto avrei preso quel giorno, era sufficiente che sentissi l’odore acre della fatica e dell’emozione mescolata alla paura che aleggiava nella mia stanza studio. Ancora oggi so, che più è acre quell’odore, più il mio intervento al congresso sarà brillante e apprezzato.
È sicuramente il cervello a determinare quella reazione neurovegetativa che non mi accade mai di dover sopportare se non per emozioni forti e molto importanti. Questo come potete ben comprendere era il più grave problema al mio primo appuntamento con la più bella ragazza del mondo che sarebbe divenuta poi mia moglie. Come faccia il cervello a produrre tali cambiamenti è ancora materia di controversie. Molte delle strutture cerebrali deputate al controllo del corpo, sono responsabili anche dei sentimenti, ciò non deve sorprendere. È l’incontro nel sistema limbico tra gli impulsi sensoriali, visivi, tattili, olfattivi, uditivi e gustativi, con il flusso dei sentimenti, che consente di ottenere la giusta colorazione emotiva.
Le principali strutture cerebrali deputate al controllo delle emozioni, pur con le ovvie diversità sono simili in tutti i mammiferi. Gli stimoli esterni una volta percepiti dagli organi di senso, vengono sentiti dal sistema limbico, e concettualizzati dalla corteccia cerebrale.
Il sistema limbico comprende numerose strutture tra loro interconnesse: talamo anteriore, ipotalamo, amigdala, ippocampo, giro cingolare, setto, fornice, formazione reticolare, locus coeruleus, e substantia nigra.

LA CORTECCIA CEREBRALE

Quando l’area limbica, elabora sensazioni di fame, sete, freddo, caldo, paura, aggressività, desiderio sessuale o dolore, comunica alla corteccia cerebrale la necessità imperativa e improrogabile di trovare il modo di risolvere questo problema. La corteccia cerebrale frontale è in grado di trasformare la percezione istintiva in una reazione cosciente e quindi in ultima analisi è l’area che in qualche modo razionalizza l’emozione.

In pratica se dall’area limbica parte il bisogno di qualcosa di buono, è la corteccia che deve trovare il modo di soddisfare questa necessità. E se inducendoci ad aprire il frigo e prendere il pezzo di pizza freddo avanzato dalla sera prima, riesce a risolvere il problema, in modo automatico, a seguito della stessa necessità si avrà lo stesso tipo di comportamento. Tutti abbiamo sperimentato quanto sia più breve un tragitto ripetuto o sia più facile un lavoro da eseguire la seconda volta. Queste autostrade del pensiero sono alla base del condizionamento operante e una volta che si instaurano diventano la base delle nostre presunte preferenze, gusti, abitudini e bisogni. Chi si fuma la ventesima sigaretta della giornata o chi si mangia tre o quattro merendine o pasti sostitutivi tutti i pomeriggi agisce secondo meccanismi di risposta automatica facilitata che hanno sempre meno bisogno di essere pensati e ponderati.

 

SISTEMA NERVOSO AUTONOMO

Il sistema nervoso autonomo, quello che non si riesce a controllare con la stessa facilità con cui invece riusciamo a muovere le dita delle mani, è diviso in due settori distinti:

  • SIMPATICO – responsabile della mobilitazione delle riserve energetiche dell’organismo e capace di determinare la risposta di “aggressione e fuga”;
  • PARASIMPATICO – responsabile della conservazione delle riserve energetiche dell’organismo, esprimendo in qualche modo: “tranquillità e pace”.


Per comprendere meglio questi due sistemi nervosi, immaginate di aver appena terminato un grosso pasto. Siete con la pancia piena serenamente sprofondati in un divano tipo quello della famiglia Simpson, quella dei cartoni animati statunitensi disegnati dalla matita di Matt Groening. In questo momento il sistema parasimpatico prende il sopravvento. Si determina il rallentamento del battito cardiaco, e della respirazione, il sangue in gran parte, piano, piano lascia il distretto muscolare e affluisce ai visceri per la digestione, e un senso tranquillità, pace e appagamento stanno invadendo il corpo. Insomma, sta per subentrare l’abbiocco pomeridiano davanti alla televisione. Se in quel momento un terrorista irrompesse improvvisamente nella vostra sala da pranzo, la componente nervosa simpatica prenderebbe il sopravvento.
I vostri processi digestivi rallenterebbero, il battito cardiaco aumenterebbe, la circolazione sanguigna sarebbe deviata, dalla cute e dagli organi digestivi per aumentare il flusso di sangue ai muscoli. Immediatamente sbianchereste in volto e le vostre mani sarebbero gelate, i polmoni aumenterebbero la ventilazione, le pupille si dilaterebbero, le ghiandole sudoripare si attiverebbero preparandosi a raffreddare il corpo durante il previsto esercizio fisico. Tutto questo scatenarsi di eventi è provocato dall’attivazione del sistema nervoso simpatico, che stimola la ghiandola surrenale a secernere adrenalina e gli altri gangli simpatici a produrre noradrenalina. Tutta la macchina uomo, in una frazione di secondo è pronta alla fuga o all’aggressione. 

Questa foto che ritrae uno dei sopravvissuti alla strage che gli integralisti islamici hanno fatto in Ossezia è tratta da “Il Giornale”, e certo purtroppo non è più agghiacciante di quelle che ho visto su altri quotidiani; ma ciò che mi ha colpito è stato l’articolo di Antonio Socci che iniziava così:< Guardateli, per favore.
Vorrei chiedere ai lettori una cosa insolita, per un giornale che di norma è fatto di articoli da leggere. 

Una sommessa preghiera, un appello: questa mattina guardate. Guardateli. Sono padri e figli e madri e figlie di Beslan in Ossezia. Guardateli a lungo…..!>
Adrenalina a mille, si dice, forse qui non basta.

Aggressività, paura, fuga, difesa, vendetta, quanti sentimenti si leggono su quei due volti, della foto Reuters. Che pupille dilatate, che mani fredde dovevano avere.
Tutte le emozioni dalla rabbia all’eccitazione sessuale sono trasportate da particolari messaggeri chimici detti neurotrasmettitori, il sistema della noradrenalina svolge un ruolo decisivo nella regolazione delle risposte comportamentali, quello della serotonina nella modulazione degli stati di depressione, quello della dopamina degli stati di ansia e quello delle endorfine degli stati emotivi di gioia e di piacere (Ciompi 1993; Esposito & Liguori 1996; Oliverio & Castellano 1996).

BIBLIOGRAFIA:

CIOMPI L., L’ipotesi della logica affettiva. Le Scienze Quaderni, 82: 58-68, 1995, già pubblica in Spektrum der Wissenschaft, febbraio 1993;
ESPOSITO E. & LIGUORI P., Le basi neurobiologiche della depressione. Le Scienze, 56, nr.330: 40-49, 1996;
OLIVERIO A. & CASTELLANO C., La modulazione della memoria. Le Scienze, 56, nr. 233: 62-70, 1996).

 

SISTEMA NEURONALE NORADRENERGICO

Il sistema noradrenergico, utilizza come NEUROTRASMETTITORE specifico, la noradrenalina abbreviata in NA, sintetizzandola dal suo precursore, l’aminoacido tirosina, che guarda caso è anche il precursore della dopamina e degli ormoni tiroidei, T4 e T3, rispettivamente tiroxina e triiodotironina. La tirosina, superata la barriera emato-encefalica, giunge all’interno del neurone cerebrale, dove subisce tre cambiamenti.
1. Ad opera della tirosina-idrossilasi si ha la trasformazione della TIROSINA in DOPA.
2. Ad opera della dopa-decarbossilasi, si ha la trasformazione della DOPA in DOPAMINA
3. Ad opera della dopamina beta-idrossilasi si ha la trasformazione della DOPAMINA in NORADRENALINA
La distruzione della noradrenalina alla fine della sua azione avviene ad opera della MONOAMINA-OSSIDASI, abbreviata in MAO molti farmaci utili nella cura della depressione maggiore svolgono la loro funzione terapeutica inattivando questo enzima. In questo modo la noradrenalina distrutta meno velocemente consente emozioni e reazioni più intense e positive. Perché possa avvenire la trasmissione del segnale occorre che questo sia raccolto dal suo particolare recettore, che è dotato di un meccanismo di auto depotenziamento.
In pratica se nella sinapsi c’è troppa noradrenalina, questo recettore è in grado di inibire il rilascio di altro neurotrasmettitore diminuendo l’eccitazione. Quando un farmaco come l’antidepressivo mianserina antagonizza questa capacità del neurone presinaptico di depotenziare il segnale si aumenta il rilascio di NA, aumentando così l’eccitazione nervosa.

 

IL SISTEMA NEURONALE DOPAMINERGICO

È sicuramente il sistema neuronale che negli ultimi venti anni, ha ricevuto più attenzioni da parte dei neurofisiologi di tutto il mondo.
(Le Moal M. Mesocorticolimbic dopaminergic neurons. Functional and regulatory roles. In: Bloom FE, Kupfer DJ-eds-. Psychopharmacology:the fourth generation of progress. New York, Raven Press, 1995:283-294)

DOPAMINA

I neuroni del sistema dopaminergico originano dal mesencefalo. L’attività nervosa trasportata da questo sistema è la più coinvolta nei disturbi, affettivi, psicotici, e soprattutto nella fisiopatologia delle sostanze di abuso, dalle droghe al cibo.
È attraverso la stimolazione dopaminergica che la nicotina rafforza i tempi di attenzione, di concentrazione e di apprendimento.
(Bressa G.M., Quell’insostenibile pesantezza del fumare. Il Messaggero. La nostra salute. pag.7 del 10 ottobre 1993).
Così, è proprio attraverso la dopamina che la cocaina aumenta lo stato di allerta e di vigilanza, con diminuzione il senso di fatica, aumento della forza fisica e della sicurezza psicologica e comportamentale con riduzione del bisogno di dormire e di mangiare.
Le popolazioni che vivono in aree economicamente depresse del Sud America, dimenticano la fame e la fatica del lavoro quotidiano masticando un bolo di foglie di coca. La cocaina agisce infatti a livello delle sinapsi contenenti dopamina, bloccandone la distruzione.
(Pulvirenti L. & Koob G.F., Neurobiologia della dipendenza da cocaina. Le Scienze, 54, nr. 321: 18-25, 1995).
In questo modo la cocaina non solo agisce stimolando direttamente la cellula nervosa ma prolunga e potenzia l’attività e l’azione della dopamina. La produzione di DOPAMINA segue le vie che abbiamo già evidenziato per la sintesi della NORADRENALINA, fermandosi al secondo passaggio e manca invece, l’enzima dopamina-beta-idrossilasi che trasformerebbe la dopamina in noradrenalina.

 

IL SISTEMA SEROTONINERGICO

Il sistema della Serotonina oltre al comportamento motorio e alimentare regola umore e temperatura corporea. Da un punto di vista anatomico origina dai nuclei del RAFE, e si estende a vari livelli del tronco encefalico. I nuclei, del Rafe inviano segnali alla CORTECCIA CEREBRALE. all’IPPOCAMPO, all’IPOTALAMO, e al BULBO OLFATTIVO all’AMIGDALA.
I neuroni serotoninergici che innervano l’ipotalamo esercitano un’azione stimolante sul rilascio di vari ormoni quali la PROLATTINA, fondamentale nella funzione dell’allattamento, l’ORMONE DELLA CRESCITA, preposto allo sviluppo del bambino o all’accrescimento muscolare dell’adulto, chiamato in sigla GH, e per finire l’ormone adrenocorticotropo abbreviato in ACTH, responsabile della secrezione del CORTISOLO da parte della ghiandola surrenale.
Mentre i neurotrasmettitori dell’ira e delle reazioni di aggressione e fuga, che sono la noradrenalina e la dopamina, originano entrambe dalla tirosina. L’aminoacido dal quale prende origine la serotonina, é il triptofano.
Si tratta di un aminoacido essenziale, che il nostro corpo non è in grado di sintetizzare da altri precursori, pertanto deve essere introdotto mediante la digestione di alimenti che lo contengono o assunto come tale attraverso un integratore specifico. Due enzimi di sintesi convertono il triptofano in serotonina, detta anche cinque -idrossi- triptamina, che può essere abbreviata in 5HT.

Come nel caso della noradrenalina e della dopamina, anche la serotonina viene catabolizzata dalla MAO e trasformata in un metabolita inattivo. La 5HT sembra implicata, soprattutto tramite la formazione reticolare, nella regolazione degli stati di veglia e sonno, modulando, quindi, indirettamente anche i processi mentali che elaborano i nostri sogni.
Il sistema serotoninergico è inoltre coinvolto nel controllo della temperatura corporea quindi del metabolismo e del dispendio calorico e della motilità dell’intestino.
L’azione metabolica della serotonina è regolata da recettori 5-HT accoppiati ad una proteina G che coinvolgono nella loro azione un secondo messaggero come l’adenosin-monofosfato-ciclico, oppure il diacil-glicerolo o l’inositol-trifosfato.
Il SERT (serotonine transporter) è una proteina di membrana responsabile del reuptake (ricaptazione) della serotonina nel S.N.C. Il blocco del SERT determina un aumento della permanenza della serotonina nello spazio sinaptico e quindi un prolungamento e potenziamento della sua azione. Il SERT funziona pertanto da depotenziatore della serotonina. Riducendo l’azione di questo enzima, mediante farmaci specifici, definiti appunto inibitori del reuptake serotoninico, aumenta l’efficacia rasserenante della serotonina stessa
Negli ultimi anni si sono compiuti notevoli sforzi nella ricerca di antagonisti dei recettori della serotonina e di inibitori reversibili della ricaptazione della serotonina (serotonine selective reuptake inhibitor ligands SSRI) a causa delle molteplici utilizzazioni terapeutiche di tali composti. La paroxetina e la fluoxetina sono inibitori del SERT correntemente usati per il trattamento della depressione e del controllo della fame compulsiva, quando mangiamo non per fame ma per abitudini che la corteccia riconosce attraverso i meccanismi automatici di cui abbiamo parlato all’inizio del capitolo, cioè quando dalla zona limbica viene elaborato un preciso stato d’animo: noia, malinconia, dolore, vuoto, rabbia o euforia.
L’Acido 5-idrossindoloacetico (5-HIAA) urinario rappresenta il principale metabolita della serotonina. Prove sperimentali dimostrano in alcuni stati depressivi, una riduzione dei livelli di serotonina ma la semplice somministrazione della molecola non cura la depressione.

BIBLIOGRAFIA:

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LeDoux J. E., Emozioni, memoria e cervello. Le Scienze, 53, nr.312: 32-40, 1994.
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McLean P., Evolution of the psychoencephalon. Zygon; 17: 187-211, 1982.