Si definisce insulino-resistenza o bassa sensibilità insulinica la condizione clinica o sperimentale in cui l’insulina esercita un effetto biologico inferiore a quello atteso.

 

L’insulinoresistenza può coinvolgere più organi e tessuti, fegato, muscolo scheletrico e tessuto adiposo, oppure anche solo un unico tipo cellulare, ad esempio la cellula muscolare scheletrica.
Nel singolo individuo il fenomeno può inoltre estendersi a numerosi processi biologici, dalla regolazione del metabolismo glucidico, lipidico e proteico, sino ad essere specifico per singole azioni ormonali, come quelle coinvolte nella sintesi di glicogeno. Quando si discute di insulinoresistenza in termini generici si allude al deficitario effetto biologico dell’insulina nel regolare il metabolismo glucidico, in pratica si ha un effetto ipoglicemizzante minore di quello atteso, con conseguente aumento della glicemia.
La sensibilità all’insulina di qualsivoglia processo biologico è una variabile continua e finora nell’uomo non sono stati definiti valori soglia oltre i quali si individua l’insulinoresistenza.
Pertanto si fa riferimento con l’espressione “bassa sensibilità insulinica”, ai più bassi valori fra quelli osservati nel campione in esame.

EZIOPATOGENESI DELLA BASSA SENSIBILITA’ INSULINICA

La bassa insulino-sensibilità ha una base genetica, ma è influenzata anche da fattori acquisiti e/o ambientali quali:

  • eccesso ponderale;
  • localizzazione prevalentemente centrale e soprattutto viscerale dell’adipe con rapporto positivo tra circonferenza della vita e delle cosce (W/H ratio >1);
  • bilancio energetico cronicamente positivo e scarsa attività fisica;
  • fumo di sigaretta.

Alcuni farmaci, sono in grado di ridurre la sensibilità dell’organismo all’insulinica, i più frequentemente chiamati in causa sono i glucocorticoidi, (il cortisone) i diuretici tiazidici (tenoretic, modiuretic, igroton) e i beta-bloccanti, (tenormin, seles beta, inderal).
Frequente in questi Pazienti è il riscontro di:

  • Ipertensione
  • Elevato tasso di trigliceridi
  • Digestione lunga e difficile accompagnata da sonnolenza dopo mangiato
  • Steatosi epatica e calcoli alla cistifellea

Molti di questi fattori possono essere soggetti ad un efficace intervento terapeutico.

Cluster di alterazioni che possono essere presenti nella sindrome da insulino-resistenza. In alto in grassetto sono riportate le alterazioni tradizionalmente ritenute più importanti, in basso quelle incluse più recentemente o meno frequenti.

  • Insulino-resistenza ed iperinsulinemia
  • Intolleranza al glucosio
  • Ipertensione arteriosa
  • Ipertrigliceridemia
  • Riduzione dei livelli circolanti di colesterolo HDL
  • Incremento dei livelli circolanti di LDL piccole e dense
  • Microalbuminuria
  • Iperuricemia
  • Aumento della viscosità ematica
  • Aumento del PAI-1
  • Riduzione dell’attivatore tissutale del plasminogeno (tPA)
  • Iperfibrinogenemia

Una bassa sensibilità insulinica è rilevabile molto spesso, nel soggetto con diabete tipo 2, quello alimentare, o nei pazienti con ridotta tolleranza glucidica, soprattutto in presenza di sovrappeso o franca obesità e/o di altre alterazioni metaboliche quali dislipidemia e ipertensione arteriosa.

CRITERI DIAGNOSTICI DELLA SINDROME METABOLICA
(secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1999).


La bassa sensibilità insulinica è un elemento patogenetico importante nello sviluppo del diabete tipo 2, ma essa non sembra essere sufficiente affinché il diabete si manifesti.

Raccomandazioni per lo Screening del Diabete delle Persone Asintomatiche

Tempi del primo esame della curva insulinemica e glicemica con test da carico di glucosio e ripetizioni successive:

– Esame a 45 anni di età con ripetizione ogni 3 anni: paziente di età maggiore o uguale a 45 anni

– Esame prima dei 45 anni di età con ripetizione più frequente dei 3 anni se il paziente ha uno o più dei seguenti fattori di rischio:

  • Obesità: >=120% del peso corporeo desiderabile o BMI >=27 kg per m2
  • Parenti di primo grado con diabete mellito
  • Fa parte di un gruppo etnico ad alto rischio (pelle nera, ispanico, pellerossa, asiatico)
  • Storia di diabete mellito gestazionale o parto di un bambino di peso superiore a 4.032 g (9 lb) Ipertensione (>=140/90 mm Hg)
  • Colesterolo HDL <35 mg per dL (0.90 mmol per L) e/o trigliceridi >=250 mg per dL (2.83 mmol per L)
  • Storia di IGT o IFG negli esami precedenti

BMI=Indice di Massa Corporea; HDL=Lipoproteine ad alta densità; IGT=alterata tolleranza del glucosio; IFG=alterata glicemia a digiuno.
Adattata dalla relazione del Comitato degli Esperti sulla Diagnosi e Classificazione del Diabete Mellito. Diabetes Care 1997;20:1183-97.

 

La malattia, infatti, non sembra comparire a meno che non sia presente una concomitante incapacità della beta-cellula pancreatica a compensare il rido tto effe tto biologico dell’insulina.
Al momento mancano indicazioni chiare sui criteri per definire la pre senza di una bassa sensibilità insulinica nel singolo individuo.
Sul piano clinico la presenza di una bassa se nsibilità insulinica può essere presunta sulla base della presenza dei seguenti cara tteri fenotipici, soprattutto se fra loro associati:

  • BMI >27
  • waist/hip ratio >1 nei maschi e >0.9 nelle femmine
  • GT o glicemia a digiuno >110 mg/dl 
  • HDL <40 mg/dl (femmine) o <35 mg/dl (maschi)
  • TG >250 mg/dl
  • Uricemia >7 mg/dl (maschi) o 6.5 mg/dl (femmine)
  • Ipertensione arteriosa essenziale (sistolica >14 0 e/o diastolica >90 mmHg )

 

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