Il trattamento centrale per i Disturbi del Comportamento Alimentare è la Psicoterapia individuale o familiare con il paziente. L’azione psicoterapeutica è finalizzata ad indagare e rielaborare le conflittualità emotive e relazionali che si sviluppano nel rifiutare il cibo o avere un brutto rapporto con esso. Individuare precocemente l’insorgenza di un Disturbo del Comportamento Alimentare è molto importante per la risoluzione dello stesso; anche se ciò è purtroppo molto difficile poiché il paziente spesso è il primo a non voler collaborare sia a livello inconscio (è convinto realmente di stare bene e di non avere nessun tipo di problema) sia coscientemente, mentendo alle persone che gli stanno intorno. Perciò il disturbo quando comincia ad essere affrontato con uno specialista giunge spesso in una fase avanzata.

Può quindi essere utile tener presente alcuni aspetti che possono nascondere la presenza di un Disturbo del Comportamento Alimentare. Per esempio l’Anoressia Nervosa avrà una serie di sintomi visibili come:

  • L’IMPROVVISA MAGREZZA NON MOTIVATA DA PARTE DELLO STESSO SOGGETTO (CHE NON DICHIARA IL DESIDERIO DI VOLER FARE UNA DIETA OPPURE ESPLICITA LA PRESENZA DI PERIODO DI STRESS O MALESSERE COME CAUSA DELL’APATIA NEL MANGIARE, ETC..).
  • IL GONFIORE ADDOMINALE E L’AUMENTO DELLE PAROTITI, O INFIAMMAZIONE DELLE GHIANDOLE SALIVARI A CAUSA DEL VOMITO INDOTTO CHE PORTA ANCHE ALL’EROSIONE DELLO SMALTO DEI DENTI;
  • LA PRESENZA SUL VISO E SUL CORPO DI LANUGGINE, UNA PELURIA ECCESSIVA CHE PRIMA DELLA MALATTIA NON C’ERA.

Inoltre sono presenti anche stili di comportamento della paziente anoressica come:

  • LA DINAMICA DEL VOMITO INDOTTO, PER CUI CI SI CHIUDE IN BAGNO SUBITO DOPO OGNI PASTO PER LIBERARSI DAL CIBO APPENA INGERITO;
  • IL BISOGNO DI EFFETTUARE UN ECCESSIVO ESERCIZIO FISICO DURANTE TUTTO L’ARCO DELLA GIORNATA CON L’OBIETTIVO DI BRUCIARE IL PIÙ POSSIBILE CALORIE E POTERE COSÌ CONTENERE IL PESO CORPOREO;
  • IL BISOGNO DI DARE IL MASSIMO IN OGNI CAMPO DELLA PROPRIA VITA, QUINDI SE LA PAZIENTE IN QUESTIONE È PER ESEMPIO UNA STUDENTESSA, SUBENTRA UN COMPORTAMENTO QUASI MANIACALE VERSO LO STUDIO (STUDIARE TANTISSIMO OGNI GIORNO, OTTENERE SEMPRE IL MASSIMO DEI VOTI E QUALORA NON SI DOVESSE RAGGIUNGERE “IL VOTO MASSIMO” SUBENTRA UNA SENSAZIONE DI FORTE DISAGIO EMOTIVO).

Infine sono presenti tutta una serie di sintomi non così evidenti da far preoccupare le persone vicine al paziente anoressico:

  • IRREGOLARITÀ MESTRUALE FINO AD ARRIVARE AD UNA TOTALE AMENORREA (ASSENZA DEL CICLO) A CAUSA DI UNO SBALZO ORMONALE;
  • OVAIO POLICISTICO.

Invece, alcuni stili di comportamento del paziente bulimico, risultano essere:

  • RICHIESTE CONTINUE DI VOLER EFFETTUARE DIETE SENZA POI RIUSCIRE MAI A RISPETTARLE;
  • ALZARSI DI NOTTE PER BERE E MANGIARE;
  • MANGIARE IN SOLITUDINE PER LA VERGOGNA DELLE QUANTITÀ DI CIBO CHE SI INGERISCONO.

I Disturbi del Comportamento Alimentare sono spesso accompagnati da altre situazioni di sofferenza psicologica. I più frequenti sono:

  • FOBIE
  • ATTACCHI DI PANICO
  • PENSIERI MAGICI
  • SINTOMI OSSESSIVI
  • DIFFICOLTÀ DI CONCENTRAZIONE E MEMORIA
  • DISFORIA
  • CLEPTOMANIA
  • AUTOLESIONISMO
  • ABUSO DI SOSTANZE
  • DISTURBO DEPRESSIVO

In considerazione dei concetti espressi finora appare evidente che le patologie alimentari non si possono certo considerare un disturbo dell’appetito e qualsiasi terapia centrata esclusivamente sul sintomo non può che, nella migliore delle ipotesi, portare solo a risultati a breve termine. Pertanto solo un approccio fondato sull’inconscio e l’analisi delle paure più profonde può portare ad una di consapevolezza significativa ed all’acquisizione di modalità relazionali più sane e mature. Il disturbo del Comportamento Alimentare è un fenomeno incredibilmente complesso e multidimensionale. Non può essere affrontato solo da un punto di vista medico, dietetico o psicologico, ma anche aggredendo la malattia da tutti i diversi punti di vista professionali. Solo attraverso tale sinergia professionale i pazienti affetti da Disturbo del Comportamento Alimentare possono ottenere un recupero completo arrivando a condurre una vita normale e superare altri disordini sia fisici che psicologici; oltre che riuscire, con ottime probabilità, a ritornare ad un reinserimento sociale completo. Durante il percorso di cura i rischi peggiori sono dovuti al rifiuto e all’abbandono da parte del paziente che fino all’ultimo non sempre si dimostra complice e veramente motivato alla guarigione. Guarire da un disturbo del comportamento alimentare vuol dire in definitiva prendere coscienza di sé, della propria identità e della responsabilità con se stesso di diventare adulto in maniera completa. Questo è il motivo per cui parallelamente alla cura medica, che consente di riottenere un sano equilibrio corporeo, è importante agire sulle motivazioni al cambiamento e sulla volontà a metterlo in atto. Lo scopo della psicoterapia è quello di identificare e cambiare nel paziente i pensieri di sé disfunzionali e gli errori di elaborazione delle informazioni che riguardano la sfera emotiva e i comportamenti legati ad essa.

Il lavoro di équipe tra i diversi professionisti, nonché la condivisione delle competenze nei confronti del singolo paziente, permettono di trattare tutti i versanti che questa tipologia di disturbi mette in gioco, vale a dire: quello organico, psicologico, nutrizionale. Inoltre, un lavoro così inteso permette di ottenere il coinvolgimento del paziente stesso e di farlo riflettere sui diversi aspetti del proprio disagio.

 

Bibliografia:

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W. Gull, E. C. Lasègue; La Scoperta dell’anoressia; Mondadori (1998) Milano.

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G. Caviglia. F.Cecere; I disturbi del comportamento alimentare; Carocci Faber (2007) Roma.

S. W. Touyz, Y.Polivy, P. Hay; Disturbi dell’alimentazione; Giunti O.S. (2008) Firenze.