Cura per problemi di sovrappeso

L’obesità può essere definita come un eccesso di massa grassa tale da influenzare negativamente lo stato di salute e di benessere della persona. E’ una condizione in continuo aumento in Italia a causa soprattutto di fattori ambientali e sociali.
La terapia di questo squilibrio è particolarmente difficile perchè è mantenuto da numerosi sistemi di regolazione dell’organismo di tipo ormonale, neurologico e psicologico che tendono ad opporsi agli interventi curativi. Per questo motivo i migliori risultati possono essere ottenuti solo con un approccio coordinato di un’equipe di specialisti diversi che forniscono le indicazioni per una cura personalizzata e sviluppata nel tempo.

SCHEDA APPROFONDIMENTO
l’obesità nelle varie età

L’obesità adolescenziale in Italia è in aumento esponenziale, con comparsa di gravi complicanze mediche anche nei giovani. Un’equipe dedicata individuerà dei percorsi personalizzati di diagnosi e cura coinvolgendo le famiglie e tenendo conto degli impegni scolastici. Gli anziani obesi saranno valutati per programmi integrati di dietoterapia, psicoterapia e riabilitazione respiratoria e motoria. Particolare cura sarà rivolta ai pazienti candidati ad interventi chirurgici per cui è necessario un calo di peso.
Percorsi diagnostici e terapeutici
Un percorso diagnostico personalizzato sarà valutato da un team di diversi specialisti che guiderà il paziente nella scelta di un programma di cura nel rispetto delle più moderne linee guida.

CHECK-UP OBESITA’
Saranno valutati tutti i possibili programmi di terapia medica integrata con il supporto psicologico, riabilitativo/fisioterapico e le indicazioni alla chirurgia endoscopica e laparoscopica offrendo ai pazienti le migliori tecniche mini invasive.

Cura anoressia

Presso la nostra clinica potremmo analizzare, prevenire e curare i primi sintomi di anoressia o gli stati avanzati di questa malattia.
Di solito si comincia con una dieta dimagrante: tutto ciò che si desidera, apparentemente, è migliorare e controllare la propria immagine. La persona anoressica non si sente mai abbastanza magra.
Tra i sintomi, la fame viene negata, si cade nel calcolo ossessivo delle calorie e nel controllo spasmodico del peso. Ci si illude che cambiando il proprio corpo sia possibile cambiare anche la propria vita.

Questo tipo di disturbo si manifesta in modo molto evidente: il corpo, scarno e denutrito, diviene una tela su cui dipingere l’immagine di un dolore interiore, un disagio che le parole non possono esprimere.
L’anoressia può portare danni molto gravi alla salute come insufficienza renale, alterazioni cardiovascolari, perdita dei capelli e dei denti. Spesso si verifica il blocco del ciclo mestruale che, se permane a lungo, può causare l’osteoporosi.
Spesso anoressia e bulimia si alternano ciclicamente: la persona anoressica, che non riesce più a controllare la fame, cede all’istinto e si punisce con il vomito autoindotto.

“L’anoressia è la punta dell’iceberg, il sintomo di una sofferenza che ha cause psicologiche. Per questa ragione non può essere aggredito: è necessario invece cercare le cause senza tuttavia perdere di vista la gravità dei risvolti che possono mettere a rischio la vita. Il sintomo non viene soppresso ma si diluisce fino a scomparire solo quando la persona non sente più la necessità di adottare i comportamenti che ha dovuto cercare e usare come soluzione, quando riesce a esprimere e vivere i suoi sentimenti, quando a dispetto delle difficoltà trova dentro di sé gli strumenti per far fronte alla vita e alla sofferenza che ne è parte”
(Fabiola De Clercq -1995-, Donne invisibili, Bompiani).

Cura bulimia

Presso la nostra clinica potremmo analizzare, prevenire e curare i primi sintomi di bulimia o gli stati avanzati di questa malattia.
Nella bulimia si instaura una dipendenza dal cibo come quella dalla droga e dall’alcool. La sensazione soggettiva è quella di “un pozzo buio e profondo da riempire”: si tratta di un vuoto soggettivo incolmabile, disperato, che si cerca di riempire attraverso l’assunzione di quantità eccessive di cibo.
La vita si svolge mangiando, in una sensazione di totale perdita di controllo, e vomitando incessantemente. Il senso di colpa è devastante e lascia la persona in un circolo vizioso senza fine.

Oltre alle abbuffate e al vomito, alcuni dei sintomi attraverso i quali si declina la bulimia sono condotte compensatorie come l’eccessivo esercizio fisico e l’abuso di lassativi e diuretici.
La bulimia, nonostante spesso rappresenti l’altro lato della medaglia delle persone anoressiche che non riescono più a controllare la fame, lascia sul corpo segni meno evidenti: per questo è più difficile da riconoscere rispetto all’anoressia.

Le conseguenze sono comunque devastanti sulla salute di chi ne soffre: il vomito autoindotto causa problemi gastrici, erosione dello smalto dentale, disidratazione, ipotalassemia e disfunzioni cardiache.

Cura obesità

L’obesità può essere definita come un eccesso di massa grassa tale da influenzare negativamente lo stato di salute e di benessere della persona. E’ una condizione in continuo aumento in Italia a causa soprattutto di fattori ambientali e sociali. La terapia di questo squilibrio è particolarmente difficile perchè è mantenuto da numerosi sistemi di regolazione dell’organismo di tipo ormonale, neurologico e psicologico che tendono ad opporsi agli interventi curativi. Per questo motivo i migliori risultati possono essere ottenuti solo con un approccio coordinato di un’equipe di specialisti diversi che forniscono le indicazioni per una cura personalizzata e sviluppata nel tempo.

SCHEDA APPROFONDIMENTO
l’obesità nelle varie età

L’obesità adolescenziale in Italia è in aumento esponenziale, con comparsa di gravi complicanze mediche anche nei giovani. Un’equipe dedicata individuerà dei percorsi personalizzati di diagnosi e cura coinvolgendo le famiglie e tenendo conto degli impegni scolastici. Gli anziani obesi saranno valutati per programmi integrati di dietoterapia, psicoterapia e riabilitazione respiratoria e motoria. Particolare cura sarà rivolta ai pazienti candidati ad interventi chirurgici per cui è necessario un calo di peso.
Percorsi diagnostici e terapeutici
Un percorso diagnostico personalizzato sarà valutato da un team di diversi specialisti che guiderà il paziente nella scelta di un programma di cura nel rispetto delle più moderne linee guida.

CHECK-UP OBESITA’
Saranno valutati tutti i possibili programmi di terapia medica integrata con il supporto psicologico, riabilitativo/fisioterapico e le indicazioni alla chirurgia endoscopica e laparoscopica offrendo ai pazienti le migliori tecniche mini invasive.

Dietologia

La Dietology Health Center, specialisti in nutrizione e scienza dell’alimentazione con indirizzo in nutrizione Clinica, è il tuo punto di riferimento per dietologia a torino, puoi rivolgerti a noi per il consulto del tuo dietologo di fiducia. Dietology Health Center centri dimagrimento a torino.
La visita tappa fondamentale è la visita dietologica per una corretta valutazione del paziente.
Il secondo punto cardine è quello di individuare i problemi all’origine, andando a determinare le patologie di malnutrizione che determinano poi problemi di salute quali l’obesità.
L’obesità è una alterazione metabolica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, di grado tale da determinare una compromissione dello stato di salute.
L’obesità rappresenta attualmente la più diffusa patologia da malnutrizione delle società occidentali industrializzate e si associa ad un incremento annuale del rischio di mortalità, principalmente attraverso le complicanze emodinamiche e metaboliche che risultano circa 2,5 volte maggiore rispetto a quelle dei soggetti normopeso.
L’indice numerico più diffuso per individuare lo stato di obesità è il cosiddetto BMI (Body Mass Index), o Indice di Massa Corporea , che rapporta il peso corporeo, espresso in kg, alla superficie corporea espressa come altezza corporea in metri elevata al quadrato.
Poichè, nel paziente affetto da obesità patologica, la terapia medica può risultare inefficace nel lungo termine, gli esperti del National Institute of Health concordano nel considerare che l’unica soluzione è quella di modificare gradualmente ma radicalmente lo stile di vita del soggetto.
I disturbi dell’alimentazione possono essere definiti come persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.
La classificazione e la diagnosi dei disturbi dell’alimentazione considerano l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, i disturbi dell’alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorders-BED).

Restrizione dietetica e disinibizione

Scala di autovalutazione critica della propria immagine corporea

La distorsione della propria immagine

Intorno agli anni ’70 fu possibile misurare l’influenza svolta dalla restrizione dietetica volontaria sul comportamento alimentare umano (Nisbett). Nisbett fu tra i primi a proporre una classificazione delle obesità non sulla base del peso corporeo ma del comportamento alimentare. Questo concetto era supportato dagli studi di Herman basati sui risultati ottenuti sulla “Restraint Scale” da lui sviluppata (Herman). La “Restraint Scale” è un questionario che valuta il comportamento alimentare, il peso e le fluttuazioni del peso.

Da allora sono stati costruiti, sviluppati e più volte revisionati numerosi strumenti che permettono un sempre più accurato inquadramento clinico del Paziente in sovrappeso.

 

 

 

 

QUESTIONARIO PSICOMETRICO

Questionario Imagine and Behavior Restraint Scale (IBR)

Questionario per misurare la disposizione a dimagrire

Il questionario messo a punto dal Dott. Claudio Saluzzo ha la scopo di misurare tre dimensioni del comportamento alimentare : restrittività, disinibizione e sensibilità alla fame, estese all’elemento forma e cura del corpo. Il questionario chiamato IBR ha l’intento di fornire un contributo per meglio definire la disposizione a dimagrire.
Sulla base della revisione della letteratura sull’argomento, e dopo tadotto, studiato e adattato al comportamento alimentare italiano la Restraint Scale di Herman e i questionari di Pudel e di Stunkard per ciò che riguarda l’atteggiamento verso il cibo, si è voluto creare uno strumento capace di considerare :

Restrittività sia come controllo cognitivo dell’introduzione di cibo e dei cambiamenti di peso, sia come controllo della propria forma attraverso lo sforzo fisico
Disinibizione
a) come comportamento da intendersi patologico, da parte di persone obese che, pur nella necessità clinica di dover dimagrire, nulla fanno ne hanno intenzione di fare per attuare un miglioramento della loro condizione, sia sul paino del controllo alimentare che su quello dell’attività fisica
b) come comportamento da intendersi normale, da parte di coloro che magri, mangiano tutto ciò che vogliono quando vogliono, fanno dell’attività fisica solo se ne hanno voglia e pur non attuando alcuna restrizione conservano una buona forma fisica.
Sensibilità alla fame e alla fatica fisica come condizione di eccessivo interesse per il cibo e di facile stancabilità verso lo sforzo fisico sportivo… CONTINUA

Questionario psicometrico

QUESTIONARIO PSICOMETRICO

 

Questionario per misurare la disposizione a dimagrire

Il questionario messo a punto dal Dott. Claudio Saluzzo ha la scopo di misurare tre dimensioni del comportamento alimentare : restrittivitàdisinibizione e sensibilità alla fame, estese all’elemento forma e cura del corpo. Il questionario chiamato IBR ha l’intento di fornire un contributo per meglio definire la disposizione a dimagrire.
Sulla base della revisione della letteratura sull’argomento, e dopo tadotto, studiato e adattato al comportamento alimentare italiano la Restraint Scale di Herman e i questionari di Pudel e di Stunkard per ciò che riguarda l’atteggiamento verso il cibo, si è voluto creare uno strumento capace di considerare :

  1. Restrittività  
    sia come controllo cognitivo dell’introduzione di cibo e dei cambiamenti di peso, sia come controllo della propria forma attraverso lo sforzo fisico
  2. Disinibizione
    a)
     come comportamento da intendersi patologico, da parte di persone obese che, pur nella necessità clinica di dover dimagrire, nulla fanno ne  hanno intenzione di fare per attuare un miglioramento della loro condizione, sia sul paino del controllo alimentare che su quello dell’attività fisica
    b) come comportamento da intendersi normale, da parte di coloro che magri, mangiano tutto ciò che vogliono quando vogliono, fanno dell’attività fisica solo se ne hanno voglia e pur non attuando alcuna restrizione conservano una buona forma fisica
  3. Sensibilità alla fame e alla fatica fisica  
    come condizione di eccessivo interesse per il cibo e di facile stancabilità verso lo sforzo fisico sportivo

Sempre più spesso persone che presentano un rapporto peso altezza assolutamente normale non sono soddisfatte della propria forma corporea.
Nisbett aveva dimostrato nel 1972 che molte persone normali attuano abitualmente un comportamento alimentare restrittivo. L’incapacità di attuare tale autocontrollo è motivo della difficoltà di dimagrire da parte di altre.
La disaffezione ad una dieta può originare anche dal fatto che la persona, pur avendo raggiunto il peso desiderato, non soddisfatta del risultato, si abbandona allora ad un comportamento disinibito e vanifica tutti i precedenti sforzi.
Per tali motivi si è voluto creare uno strumento capace di valutare l’atteggiamento del Paziente verso queste due dimensioni (controllo dietetico e attività fisica) e per studiare nel tempo gli eventuali cambiamenti comportamentali.
Chi desidera contenere le fluttuazioni del peso e i cambiamenti del proprio corpo, è bene che operi sui due fronti e prenda coscienza del fatto che l’attività fisica è importante quanto la restrizione dietetica.
Le domande del questionario derivano da tre fonti :

  1. La Restraint Scale di Herman e Polivy di 10 voci
  2. Il Questionario dell’Obesità Latente di Pudel di 40 voci
  3. Il Questionario Trifattoriale di Stunkard di 51 voci

La scala di restrizione dietetica di Herman aveva lo scopo di diagnosticare il tipo di comportamento alimentare attraverso tre tipi di stimoli :

  • PRECARICO DI CIBO
  • INGESTIONE DI ALCOL
  • EMOZIONI

Precarico di cibo

Herman e Mack distribuirono fra i partecipanti allo studio in tre occasioni successive due bicchieri di frappè, quindi uno e poi nessuno. Ogni volta quindi misurarono il tasso di assunzione dei gelati di vari gusti, che vennero offerti di lì a poco. Molti dei partecipanti, sia dopo due bicchieri sia dopo uno soltanto, mangiavano considerevolmente meno gelati.
I mangiatori restrittivi, selezionati attraverso il questionario di Herman, si comportavano in modo del tutto diverso.
Dopo aver assunto un frullato essi mangiavano più gelati di quanti non ne mangiassero quando non ricevevano alcun frullato prima.
Questo comportamento paradosso chiamato di controregolazione dallo stesso Herman, è stato descritto diverse volte, a proposito di persone normali per peso e costituzione e rappresenta la più significativa scoperta di questa ricerca (Fremouw, Spencer).

Assunzione di alcol 

L’idea che la controregolazione da parte dei mangiatori restrittivi, rappresentasse una sorta di disinibizione, fu esplorata mediante l’uso di un classico disinibitore : l’alcol.
All’interno di precise circostanze, l’ingestione di alcol incrementa la quota giornaliera di calorie nei mangiatori restrittivi ma non negli altri (Polivy, Herman).
In pratica nelle persone che coscientemente limitano la quantità di cibo assunta, l’alcol riduce la capacità di autocontrollo.

Emozioni

Altro potenziale disinibitore dell’autocontrollo, che supporta questa teoria, è l’emozione, nonchè l’effetto della depressione e dell’ansietà, sul comportamento dei mangiatori restrittivi.
Costoro quando depressi, aumentano di peso, mentre i liberi mangiatori dimagriscono (Zielinski).
Allo stesso modo, a causa dell’ansia, i restrittivi mangiano di più (Herman).
Sulla base di queste scoperte, Hibscher e Herman, hanno proposto che le difficoltà nel mantenere il dimagrimento raggiunto da parte dei restrittivi sia causato principalmente dal loro sentirsi a dieta(Hibscher, Herman).
Questa conclusione era supportata da studi che dimostravano la capacità predittiva del Restraint Scale di individuare la persona obesa anche quando era di peso normale Drewnoski definì questa condizione come obesità latente (Drewnoski).
Quattro studi psicometrici condotti da Blanchard, Drewnowski, Lowe e Johnson rivelarono che la Restraint Scale misura non solo il controllo dietetico, che era il suo intento, ma anche un concetto deversissimo : la fluttuazione del peso (Drewnowski, Blanchard, Lowe, Johnson).
In teoria la correlazione tra la percentuale di sovrappeso e il punteggio ottenuto sulla Restraint Scale potrebbe essere dovuta nientemeno che al fattore fluttuazione del peso.
Inoltre questi autori dimostrarono che le persone obese ottenevano un punteggio basso sulla Restraint Scale per quanto riguarda il fattore dieta. La validità concettuale del questionario di Herman era inquinata non solo dal fattore oscillazione del peso ma anche dal fattore di desiderabilità sociale.
Johnson e Ruderman dimostrarono che i punteggi ottenuti su una scala di desiderabilità sociale per le persone obese errano correlati significativamente con i punteggi ottenuti dalle stesse sulla scala di Herman, mentre ciò non si dimostrava per le persone di peso normale (Johnson, Ruderman).
Il tentativo di apparire socialmente desiderabile può distorcere i punteggi che misurano la capacità restrittiva della persona obesa.
L’obesità non è il solo problema che affligge la Restraint Scale. Frost dimostrò in uno studio sulla depressione sperimentalmente indotta, che il fattore di fluttuazione del peso era un rivelatore più attendibile rispetto a quello della restrizione alimentare (Frost).
Ulteriori tentativi di revisionare il lavoro attraverso la somministrazione del questionario a soggetti depressi che registravano considerevoli cambiamenti del peso, dimostrarono dei risultati opposti (Ruderman).
Seri problemi chiaramente affligono la Restraint Scale anche perchè la fluttuazione del peso risulta meno discriminante dell’obesità.
Tuttavia un attento studio di revisione della Scala di Herman condotto da Stunkard, dimostrò che i problemi sopra esposti, sono dovuti alla formulazione pratica delle voci e non certo alla sua strutturazione concettuale(Stunkard).
Mentre Herman e i suoi colleghi stavano studiando l’alimentazione restrittiva, un gruppo tedesco condotto da Pudel, lavorando con persone obese e normopeso, sviluppò in modo del tutto indipendente il concetto di obesità latente e strutturò un questionario per misurarlo (Pudel).
Meyer e Pudel scoprirono che il tasso di consumo di un pasto test da venti minuti era in grado di discriminare, con buona approssimazione, fra persone obese e non obese (Meyer, Pudel).
La velocità nell’ingurgitare cibo nelle persone normopeso, diminuiva nel corso del pasto, mentre questo non succedeva per le persone obese, suggerendo così la presenza di un indebolimento del senso di sazietà. Questa distinzione fra persone obese e non obese fu messa in discussione dalla scoperta di persone non obese la cui velocità di ingurgitare cibo non diminuiva durante il pasto prova. Pudel suggerì che queste persone potrebbero essere obesi latenti programmati biologicamente per essere obesi, ma capaci di mantenere un peso corporeo normale tramite una restrizione cognitiva della loro razione di cibo giornaliera(Pudel). Per indagare su questa possibilità egli preparò un questionario a 40 voci che si dimostrò capace di identificare con successo persone di peso normale che non erano in grado di diminuire la loro velocità di ingurgitazione durante il pasto (Pudel).
Il questionario Pudel considerato limitato dai successivi lavori di revisione perchè la sua sperimentazione avvenne solo in laboratorio, gettò le basi per il questionario trifattoriale di Stunkard. Questi, aggiungendo 17 nuove voci ai questionari di Herman e Pudel dopo un’opportuna revisione, rivalutò il lavoro di Herman per quanto riguarda l’alimentazione restrittiva.
Il concetto di alimentazione restrittiva implica due variabili indipendenti :
a) restrittivi versus non restrittivi.
b) obesi versus non obesi.
Stunkard attraverso il questionario trifattoriale cercò di individuare tre dimensioni comportamentali : (1) “cognitive restraint of eating” (2) “disinhibition” e (3) “hunger” persone che presentavano un’eccessiva sensibilità alla fame.
Egli dimostrò che, tra i liberi mangiatori, free eaters, maggiore era il controllo, (Scala I) maggiore era l’incostanza (Scala II); mentre tra le persone a dieta, strong restrainers, più era riportato un buon controllo (Scala I), minore era l’incostanza (Scala II), disinhibition; infatti alti punteggi sulla Scala III, perceived hunger, erano associati a maggiore incostanza (Scala II).

Questionario di autovalutazione del comportamento alimentare Dott. Claudio Saluzzo

Il questionario che potrebbe essere intitolato Image and Behavior Restraint Scale e per brevità IBR è costituito da quattro scale di valutazione :

1. Scala di misurazione del grado di autocontrollo del comportamento alimentare e dell’attività fisica svolti con il preciso scopo di controllare il peso e la propria figura corporea.
2. Scala di misurazione del grado di disinibizione sia verso il comportamento alimentare che verso lo sforzo sportivo.
3. Scala di misurazione del grado di sensbilità verso la fame e la fatica sportiva.
4. Scala di autovalutazione critica della propria immagine corporea.

La Scala I dell’IBR è costituita da 26 voci, 14 delle quali sono dicotomiali e 12 sono a risposta graduata.
La Scala II dell’IBR è costituita da 20 voci, 15 delle quali sono dicotomiali e 5 sono a risposta graduata.
La Scala III dell’IBR è costituita da 17 voci, 13 delle quali sono dicotomiali e 4 sono a risposta graduata.
La Scala IV dell’IBR è costituita da 2 voci.

Analisi psicometrica

I risultati ottenuti sulla I Scala Fattoriale di 26 voci :
esprimono la restrizione comportamentale di tipo cosciente.
I risultati ottenuti sulla II Scala Fattoriale di 20 voci :
rispecchiano la disinibizione. “Mangio ciò che voglio quando voglio ma, non mi sembra di esagerare”.
I risultati ottenuti sulla III Scala Fattoriale a 17 voci :
mettono in luce il grado di sensibilità a fame e fatica. “Non ce la posso fare. Tutto ciò è privo di senso”
Irisultati ottenuti sulla IV Scala Fattoriale a due voci :
mettono in rilievo la capacità di autocritica verso la propria figura corporea. “In fondo io mi piaccio così”

“Strong Restrainers” persone motivate che fanno fare bella figura alla metodica dietetica per gli ottimi risultati conseguiti

Gruppo A

Si tratta di soggetti fortemente capaci di reprimere gli impulsi alimentari trasgressivi e di eseguire attività fisica allo scopo di contenere efficacemente il peso corporeo. Costoro totalizzano il più alto punteggio nella I Scala Fattoriale rispetto agli altri tre gruppi.
Il costante prevalere del punteggio nella I Scala (Capacità Restrittiva) rispetto alla II (Disinibizione) e alla III (Sensibilità alla fame) può essere interpretato come motivo del successo nel seguire il regime dietetico da parte di costoro.
E’ interessate notare il costante prevalere dei risultati della II Scala sulla III Scala come se fosse necessaria un po’ di disinibizione per ottenere un buon risultato restrittivo.

Rapporti fra le scale del gruppo dei soggetti molto attenti nel seguire le raccomandazioni dietetiche e comportamentali

Gruppo B

Si tratta di persone che non hanno alcuna voglia di affrontare un qualsiasi tipo di restrizione e controllo su ciò che mangiano e bevono. Sanno che stanno sbagliando ma sono sinceramente convinte che siano “tutte storie” e che in fondo si vive una volta sola e qualche soddisfazione bisogna pur prendersela. D’altro canto si sentono bene e si sono adattati alla loro condizione.
I liberi mangiatori grassi hanno fatto registrare alti punteggi su tutte e tre le Scale. Il costante prevalere della II Scala (Disinibizione) sulla I Scala (Capacità Restrittiva) e sulla III Scala (Sensibilità alla fame e alla fatica) era associato al quasi identico punteggio fra la I e la III Scala, quasi che la lotta fosse tra restrittività e fame in loro sia costante anche se negata.

Rapporti fra le scale del gruppo – B

Gruppo C

Il gruppo di liberi mangiatori magri è caratterizzato innanzitutto dal basso punteggio percentuale su ogni Scala. I risultati sulla I Scala (Restrizione) sono costantemente più alti rispetto alla II Scala (Disinibizione). I partecipanti a questo gruppo hanno infine fatto registrare i più bassi punteggi sulla III Scala (Sensibilità alla fame e alla fatica).

Rapporti fra le scale del gruppo – C

Il prevalere del punteggio totalizzato sulla I Scala (Capacità restrittiva) rispetto a quello totalizzato sulla II Scala (Disinibizione) e sulla III (Sensibilità alla fame e alla fatica) può essere interpretato come la ragione principale del loro successo nel seguire il regime dietetico. E’ interessante notare che gli alti punteggi sulla I Scala sono tuttavia appaiati ad alti valori sulla II come se fosse necessaria l’associazione tra restrizione e disinibizione. In questo gruppo prevale la capacità di saper determinare la propria immagine corporea sulla Scala dell’IBR.
Gli alti punteggi realizzati sulla II Scala (Disinibizione) esprimono l’elevato grado di autostima come una sorta di difesa strutturata per adattarsi allo stato di obeso. Non praticavano attività fisica e non temono di essere considerati grassi. Alla domanda :
“Ti riconosci in questa frase?
Solo se mi vedo in fotografie o filmini mi rendo conto di come sono ingrassato/a”
Tutti e cinque hanno risposto positivamente.
Fra i tre gruppi selezionati questo è l’unico che presenti il 60% di alterazione dell’immagine corporea IV Scala. Gli alti punteggi sulla I e III Scala esprimono la conflittualità apparentemente negata fra il desiderio restrittivo e l’eccessiva sensibilità alla fame.
I bassi punteggi totali accompagnati da minimi valori percentuali sulla III Scala (Sensibilità alla fame e alla fatica) dimostrerebbero che costoro non mangiano molto, né molto spesso. L’indifferenza verso il cibo rappresenta l’aspetto distintivo di maggiore rilevanza fra i tre gruppi. Costoro, in modo spontaneo, seguono una dieta idonea alla loro spesa energetica.

Riepilogo

Le persone che fanno registrare alti punteggi sulla I Scala e minori sulla II e III Scala sono particolarmente responsive all’informazione riguardo al valore nutrizionale degli alimenti, all’equilibrio calorico e accolgono strategie comportamentali tradizionali, per quanto riguarda il controllo degli stimoli della fame e della fatica. Risutano facilmente educabili verso l’impiego dell’attività fisica come mezzo cosciente per il controllo del peso.
Il gruppo dei liberi mangiatori obesi, caratterizzato da lati punteggi sulla II e III Scala indica che i soggetti che realizzano punteggi analoghi e si trovino nella necessità di dover perdere peso a causa delle complicanze dell’obesità, necessitano di strategie terapeutiche più complesse in associazione alla terapia farmacologica volta a ridurre il senso di astinenza, prima causa delle loro trasgressioni.
Il gruppo dei liberi mangiatori magri, caratterizzato da bassi punteggi su tutte e tre le Scale, esprime una sorta di indifferenza verso gli aspetti remunerativi del cibo, e verso l’attività fisica intensa come mezzo cosciente per controllare il peso corporeo.
Coloro i quali facessero registrare analoghi punteggi sull’IBR possono essere considerati soggetti fisiologicamente magri.

 

 

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Il percorso terapeutico

Il trattamento centrale per i Disturbi del Comportamento Alimentare è la Psicoterapia individuale o familiare con il paziente. L’azione psicoterapeutica è finalizzata ad indagare e rielaborare le conflittualità emotive e relazionali che si sviluppano nel rifiutare il cibo o avere un brutto rapporto con esso. Individuare precocemente l’insorgenza di un Disturbo del Comportamento Alimentare è molto importante per la risoluzione dello stesso; anche se ciò è purtroppo molto difficile poiché il paziente spesso è il primo a non voler collaborare sia a livello inconscio (è convinto realmente di stare bene e di non avere nessun tipo di problema) sia coscientemente, mentendo alle persone che gli stanno intorno. Perciò il disturbo quando comincia ad essere affrontato con uno specialista giunge spesso in una fase avanzata.

Può quindi essere utile tener presente alcuni aspetti che possono nascondere la presenza di un Disturbo del Comportamento Alimentare. Per esempio l’Anoressia Nervosa avrà una serie di sintomi visibili come:

  • L’IMPROVVISA MAGREZZA NON MOTIVATA DA PARTE DELLO STESSO SOGGETTO (CHE NON DICHIARA IL DESIDERIO DI VOLER FARE UNA DIETA OPPURE ESPLICITA LA PRESENZA DI PERIODO DI STRESS O MALESSERE COME CAUSA DELL’APATIA NEL MANGIARE, ETC..).
  • IL GONFIORE ADDOMINALE E L’AUMENTO DELLE PAROTITI, O INFIAMMAZIONE DELLE GHIANDOLE SALIVARI A CAUSA DEL VOMITO INDOTTO CHE PORTA ANCHE ALL’EROSIONE DELLO SMALTO DEI DENTI;
  • LA PRESENZA SUL VISO E SUL CORPO DI LANUGGINE, UNA PELURIA ECCESSIVA CHE PRIMA DELLA MALATTIA NON C’ERA.

Inoltre sono presenti anche stili di comportamento della paziente anoressica come:

  • LA DINAMICA DEL VOMITO INDOTTO, PER CUI CI SI CHIUDE IN BAGNO SUBITO DOPO OGNI PASTO PER LIBERARSI DAL CIBO APPENA INGERITO;
  • IL BISOGNO DI EFFETTUARE UN ECCESSIVO ESERCIZIO FISICO DURANTE TUTTO L’ARCO DELLA GIORNATA CON L’OBIETTIVO DI BRUCIARE IL PIÙ POSSIBILE CALORIE E POTERE COSÌ CONTENERE IL PESO CORPOREO;
  • IL BISOGNO DI DARE IL MASSIMO IN OGNI CAMPO DELLA PROPRIA VITA, QUINDI SE LA PAZIENTE IN QUESTIONE È PER ESEMPIO UNA STUDENTESSA, SUBENTRA UN COMPORTAMENTO QUASI MANIACALE VERSO LO STUDIO (STUDIARE TANTISSIMO OGNI GIORNO, OTTENERE SEMPRE IL MASSIMO DEI VOTI E QUALORA NON SI DOVESSE RAGGIUNGERE “IL VOTO MASSIMO” SUBENTRA UNA SENSAZIONE DI FORTE DISAGIO EMOTIVO).

Infine sono presenti tutta una serie di sintomi non così evidenti da far preoccupare le persone vicine al paziente anoressico:

  • IRREGOLARITÀ MESTRUALE FINO AD ARRIVARE AD UNA TOTALE AMENORREA (ASSENZA DEL CICLO) A CAUSA DI UNO SBALZO ORMONALE;
  • OVAIO POLICISTICO.

Invece, alcuni stili di comportamento del paziente bulimico, risultano essere:

  • RICHIESTE CONTINUE DI VOLER EFFETTUARE DIETE SENZA POI RIUSCIRE MAI A RISPETTARLE;
  • ALZARSI DI NOTTE PER BERE E MANGIARE;
  • MANGIARE IN SOLITUDINE PER LA VERGOGNA DELLE QUANTITÀ DI CIBO CHE SI INGERISCONO.

I Disturbi del Comportamento Alimentare sono spesso accompagnati da altre situazioni di sofferenza psicologica. I più frequenti sono:

  • FOBIE
  • ATTACCHI DI PANICO
  • PENSIERI MAGICI
  • SINTOMI OSSESSIVI
  • DIFFICOLTÀ DI CONCENTRAZIONE E MEMORIA
  • DISFORIA
  • CLEPTOMANIA
  • AUTOLESIONISMO
  • ABUSO DI SOSTANZE
  • DISTURBO DEPRESSIVO

In considerazione dei concetti espressi finora appare evidente che le patologie alimentari non si possono certo considerare un disturbo dell’appetito e qualsiasi terapia centrata esclusivamente sul sintomo non può che, nella migliore delle ipotesi, portare solo a risultati a breve termine. Pertanto solo un approccio fondato sull’inconscio e l’analisi delle paure più profonde può portare ad una di consapevolezza significativa ed all’acquisizione di modalità relazionali più sane e mature. Il disturbo del Comportamento Alimentare è un fenomeno incredibilmente complesso e multidimensionale. Non può essere affrontato solo da un punto di vista medico, dietetico o psicologico, ma anche aggredendo la malattia da tutti i diversi punti di vista professionali. Solo attraverso tale sinergia professionale i pazienti affetti da Disturbo del Comportamento Alimentare possono ottenere un recupero completo arrivando a condurre una vita normale e superare altri disordini sia fisici che psicologici; oltre che riuscire, con ottime probabilità, a ritornare ad un reinserimento sociale completo. Durante il percorso di cura i rischi peggiori sono dovuti al rifiuto e all’abbandono da parte del paziente che fino all’ultimo non sempre si dimostra complice e veramente motivato alla guarigione. Guarire da un disturbo del comportamento alimentare vuol dire in definitiva prendere coscienza di sé, della propria identità e della responsabilità con se stesso di diventare adulto in maniera completa. Questo è il motivo per cui parallelamente alla cura medica, che consente di riottenere un sano equilibrio corporeo, è importante agire sulle motivazioni al cambiamento e sulla volontà a metterlo in atto. Lo scopo della psicoterapia è quello di identificare e cambiare nel paziente i pensieri di sé disfunzionali e gli errori di elaborazione delle informazioni che riguardano la sfera emotiva e i comportamenti legati ad essa.

Il lavoro di équipe tra i diversi professionisti, nonché la condivisione delle competenze nei confronti del singolo paziente, permettono di trattare tutti i versanti che questa tipologia di disturbi mette in gioco, vale a dire: quello organico, psicologico, nutrizionale. Inoltre, un lavoro così inteso permette di ottenere il coinvolgimento del paziente stesso e di farlo riflettere sui diversi aspetti del proprio disagio.

 

Bibliografia:

S. Scaglioni, M. Giovannini, C. Maffesis, E. Molinari; Salute & equilibrio nutrizionale; Springer (2006) Milano.

W. Gull, E. C. Lasègue; La Scoperta dell’anoressia; Mondadori (1998) Milano.

E. Rasotto, La Voce del Corpo; Counseling e tecniche espressive corporee nei disturbi del comportamento alimentare; Edizione Altravista (2010) Pavia.

G. Caviglia. F.Cecere; I disturbi del comportamento alimentare; Carocci Faber (2007) Roma.

S. W. Touyz, Y.Polivy, P. Hay; Disturbi dell’alimentazione; Giunti O.S. (2008) Firenze.

Disturbo da alimentazione incontrollata

Disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) si caratterizza soprattutto da parte di pazienti obesi attraverso episodi di consumo di grandi quantità di cibo, seguito da forti sensi di colpa quindi malessere psicologico, sofferenza verso se stessi e l’ambiente circostante. A differenza della Bulimia nervosa i soggetti che soffrono di DAI non arrivano a effettuare diete ferree, ad avere comportamenti di compenso e dare eccessivo valore alla magrezza; oltre che ad avere un aumento serio di consumo di cibo non solo durante le abbuffate ma anche durante la normale alimentazione. Altre caratteristiche del paziente che soffre di DAI sono:

– Mangiare molto più rapidamente del normale;

– Mangiare fino a sentirsi totalmente pieni;

– Mangiare quantità eccessive di cibo anche se spesso non si sente la sensazione della fame;

– Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo che si prova;

– Sentirsi disgustati di sé e del proprio stato arrivando a provare grandi sensi di colpa;

– Digiunare tutta la giornata per poi mangiare la sera in maniera eccessiva creando uno stato di malessere emotivo per l’eccesso di cibo assunto;

– Immediatamente dopo l’abbuffata si esprime il proposito di mettersi a dieta, la quale dura relativamente poco: è sufficiente una cena tra amici o in famiglia per sgarrare e ritrovare nel cibo l’unica fonte di conforto.

I disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati (NAS) rientrano in questa categoria pazienti con sintomi di Anoressia nervosa ma che presentano un ciclo mestruale regolare quindi con un indice di massa corporea non così grave; oppure ricorrenti episodi di abbuffate tipiche della Bulimia nervosa ma senza le normali condotte compensatorie inappropriate tipiche ti tale disturbo.

E’ una categoria che racchiude moltissimi disturbi non omogenei tra loro da classificarli sotto l’AN o la BN.+

Bibliografia:

S. Scaglioni, M. Giovannini, C. Maffesis, E. Molinari; Salute & equilibrio nutrizionale; Springer (2006) Milano.

W. Gull, E. C. Lasègue; La Scoperta dell’anoressia; Mondadori (1998) Milano.

E. Rasotto, La Voce del Corpo; Counseling e tecniche espressive corporee nei disturbi del comportamento alimentare; Edizione Altravista (2010) Pavia.

G. Caviglia. F.Cecere; I disturbi del comportamento alimentare; Carocci Faber (2007) Roma.

S. W. Touyz, Y.Polivy, P. Hay; Disturbi dell’alimentazione; Giunti O.S. (2008) Firenze.

Bulimia Nervosa

La Bulimia Nervosa (BN) è, insieme all’anoressia nervosa, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare e presenta le stesse dinamiche psico-patologiche dell’anoressia, ma sotto un versante opposto: l’anoressia porta il paziente ad un rifiuto totale del cibo, la bulimia conduce, invece, ad una ricerca costante, ma in modo compulsivo arrivando ad uno stato di dipendenza. Il paziente bulimico ingurgita una quantità di cibo eccessiva per poi ricorrere a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e ingrassare (quindi vomito indotto, lassativi, clisteri ect.); arrivando a non avere assolutamente più il controllo del proprio comportamento. La caratteristica dell’episodio bulimico è l’atteggiamento compulsivo con cui il cibo viene ingerito e non dal desiderio di mangiare uno specifico cibo. La Bulimia, come l’anoressia è frequente tra gli adolescenti, soprattutto di genere femminile (solo una percentuale molto bassa di ragazzi risulta soffrire di questa patologia). Le pazienti bulimiche utilizzano le relazioni interpersonali come un modo per ricevere emozioni; tuttavia, il più delle volte, queste arrivano sotto forma di “danni” nei confronti di se stesse e di punizioni che vengono spostate sul cibo. La fase bulimica rappresenta, quindi, il tentativo fallito di gestire il proprio mondo emozionale.

La Bulimia si suddivide nel:

– Tipo purgativo: il soggetto ricorre regolarmente, dopo l’abbuffata, a vomito autoindotto oppure all’uso inappropriato di lassativi, diuretici, clisteri;

– Tipo non purgativo: il soggetto adotta comportamenti compensatori inappropriati, senza indursi mai il vomito o fare uso di lassativi.

Gli episodi bulimici sono scatenati da alterazioni dell’umore, stati d’ansia e stress e le cause possono essere di natura psicologica, sociale o biologica.

Le caratteristiche della Bulimia Nervosa sono:

– Ricorrenti abbuffate: mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo che il resto della popolazione mangerebbe in un tempo decisamente maggiore;

– Sensazione della mancanza di controllo su cosa si sta mangiando senza poter smettere creando una situazione di dipendenza da cibo;

– Atti compensatori ricorrenti ed inappropriati: si arriva ad utilizzare tecniche quali il vomito indotto, i lassativi, diuretici, attività fisiche eccessive, per evitare l’aumento di peso;

– Presenza di almeno due abbuffate settimanali per tre mesi;

– Valutazione dell’autostima influenzata dalla forma e dal peso corporeo.

 

I disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati (NAS) rientrano in questa categoria pazienti con sintomi di Anoressia nervosa ma che presentano un ciclo mestruale regolare quindi con un indice di massa corporea non così grave; oppure ricorrenti episodi di abbuffate tipiche della Bulimia nervosa ma senza le normali condotte compensatorie inappropriate tipiche ti tale disturbo.

E’ una categoria che racchiude moltissimi disturbi non omogenei tra loro da classificarli sotto l’AN o la BN.

Bibliografia:

S. Scaglioni, M. Giovannini, C. Maffesis, E. Molinari; Salute & equilibrio nutrizionale; Springer (2006) Milano.

W. Gull, E. C. Lasègue; La Scoperta dell’anoressia; Mondadori (1998) Milano.

E. Rasotto, La Voce del Corpo; Counseling e tecniche espressive corporee nei disturbi del comportamento alimentare; Edizione Altravista (2010) Pavia.

G. Caviglia. F.Cecere; I disturbi del comportamento alimentare; Carocci Faber (2007) Roma.

S. W. Touyz, Y.Polivy, P. Hay; Disturbi dell’alimentazione; Giunti O.S. (2008) Firenze.

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