Malattie metaboliche della tiroide

Postato in Area Dietologica

 

EUTHYROID SICK SYNDROME

Introduzione:

Perdendo peso si determina una riduzione della conversione periferica della FT4 in FT3.

Le condizioni comunemente associate con questa sindrome comprendono gli stati di malattia acuta, ecco perché dopo una forte influenza ci si sente gonfi e ingrassati, la stessa cosa accade dopo traumi chirurgici generali, come ad esempio accade dopo un intervento di protesi d'anca o di ginocchio. Molto più frequentemente questa condizione di difesa dell'organismo si manifesta quando si perde peso.

La richiesta dell’esame FT3, nel caso del paziente che si rivolge al mio studio per il controllo ponderale, non ha il solo fine di valutare lo stato di salute della tiroide ma ha lo scopo di affrontare la pericolosa (per il successo terapeutico dietoterapico) Euthyiroid Sick Syndrome.


Il più sensibile indicatore di ipotiroidismo causato da insufficienza primitiva della ghiandola tiroidea è una marcata elevazione del TSH sierico. In questo caso l’algoritmo sopra indicato (il nome di questa sequenza è TSHreflex ma non dimentichiamoci che l’esame in se è sempre solo il vecchio TSH), ha una sua certa utilità nell’evitare che si prescrivano TROPPI profili tiroidei.
Al contrario, i pazienti con euthyroid sick syndrome, hanno livelli sierici di TSH addirittura soppressi, più frequentemente NORMALI o al più, ai limiti superiori della norma, a seconda del momento della malattia.

Il solo TSH pertanto non è in grado di individuare questa problematica.

La restrizione alimentare in pratica causa una sorta di ipotiroidismo, con calo dei livelli plasmatici di FT3 per la ridotta attività della deiodinasi tipo II. Questo enzima che si trova nel cervello, nell’ipofisi, nella placenta e soprattutto in tiroide cuore e muscoli scheletrici, ha esclusivamente attività deiodinasica dell’anello esterno ed è quindi, importante per la produzione intracellulare della T3.
Questo quadro clinico, che può essere indicato anche come: “Sindrome da Basso T3” (Low T3 Syndrome), riduce il metabolismo basale per limitare il dispendio energetico e così interrompere il dimagrimento.
I sintomi più frequenti sono: alterazioni del ciclo mestruale, astenia, freddolosità e facile sanabilità.
In pratica, la persona che con diligenza e perseveranza seguendo un percorso dietoterapico e comportamentale per il calo ponderale, perde il anche solo l’1% del
peso corporeo può veder bloccato il proprio dimagrimento per l’instaurarsi di questa condizione funzionale che aimè si risolve solo quando il peso aumenta.
Stabilire il valore di FT3 e FT4 prima del calo ponderale ha lo scopo di determinare il livello di conversione periferica FT4 >> FT3. Questo unitamente alla CALORIMETRIA INDIRETTA serve per monitorare lo stato metabolico della persona in esame.

Bibliografia:
Harvey L. Katzeff , Saul R. Powell , Kaie Ojamaa: Alterations in cardiac contractility and gene expression during low-T3 syndrome: prevention with T3 (1997) American Journal of Physiology - Endocrinology and MetabolismPublished 1 November Vol. 273no. E951-E956
Wartofsky L., Burman K. D.: Alterations in thyroid function in patients with systemic illness: the “euthyroid sick syndrome” (1982) Endocr. Rev. 3:164–217.
C Grunfeld, M Pang, W Doerrler, P Jensen, L Shimizu: Indices of thyroid function and weight loss in human immunodeficiency virus infection and the acquired immunodeficiency syndrome (1993) MetabolismElsevie
David F. Gardner, M.D., Michael M. Kaplan, M.D., Charles A. Stanley, M.D.:Effect of TriIodothyronine Replacement on the Metabolic and Pituitary Responses to Starvation (1979) N Engl J Med; 300:579-584


I pazienti possono anche non avere alcuna patologia tiroidea e l’insieme delle caratteristiche cliniche e di laboratorio sono da ricondursi alla riduzione della T3 totale, un aumento della rT3 (ormone non attivo) e livelli di TSH e FT4 normali.

 

ORMONI TIROIDEI E METABOLISMO CELLULARE

LA 3,5-DIIODO-L-TIRONINA (T2)


Oggi è noto che, oltre a T3 e T4, altre iodotironine, da sempre considerate solo molecole inattive prodotte dal metabolismo periferico della T3, possono controllare il metabolismo di riposo. Tra queste emergono le diiodotironine e, in particolare, la T2 (3,5-diiodo-L-tironina).

Studi sperimentali hanno consentito di dimostrare che l’effetto della T3, ma non quello della T2, era abolito dalla presenza di un inibitore dell’attività della deiodinasi di tipo 1, suggerendo che gli effetti della T3 fossero il risultato della sua conversione a T2.

La somministrazione di una singola dose di T2 ha un effetto più rapido sulla respirazione mitocondriale rispetto alla T3, perché l’effetto della prima è evidente già dopo un’ora, mentre quello della T3 solo dopo 24 ore.

 


L'
ENERGIA CELLULARE SI FORMA NEL MITOCONDRIO. QUESTO IMPORTANTISSIMO ORGANELLO CELLULARE È UN TERMOVALORIZZATORE, CHE A SPESE DELL’OSSIGENO BRUCIA TUTTI I SUBSTRATI INTRODOTTI CON L’ALIMENTAZIONE PER AVERE ALLA FINE SOLO CO2 E H2O.

 

L’effetto della T2 sulla velocità del consumo di ossigeno mitocondriale ha suggerito che la stessa iodotironina potesse avere un effetto sul metabolismo energetico dell’intero organismo.

Iniettando una singola dose di diiodotironina – T2 a ratti ipotiroidei ai quali era stata bloccata geneticamente l’attività dell’enzima deiodinasi già nel 1997 Lanni e coll. poté dimostrare un aumento del metabolismo che pertanto doveva essere attribuito solo alla diiodotironina iniettata e non ad altri ormoni tiroidei perché l’assenza di deiodinasi bloccava la formazione del T3.

La somministrazione della T3 induceva un incremento nel metabolismo a riposo di quasi il 35% che iniziava 25-30 ore dopo la somministrazione della T3, raggiungeva un 
massimo dopo 70 ore e si prolungava fino a 5-6 giorni dalla somministrazione. 
La T2 alla stessa dose, induceva una risposta diversa con incremento del metabolismo a riposo del 40% che iniziava tra 6 e 12 ore dopo la somministrazione, raggiungendo un picco a 24-30 ore e terminando già dopo 48 ore. 
L’azione metabolica della T2 non si svolge sul mitocondrio soltanto ma si svolge anche nel nucleo e si attiva quando è necessario affrontare situazioni in cui è richiesta una rapida produzione di calore quale ad esempio l’esposizione al freddo. 

Un importante esperimento sull’effetto metabolico esercitato in vivo dalla T2 fu condotto da Cimmino e coll. (1996) che monitorarono la spesa energetica giornaliera, attraverso la misura del consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonicadell’animale in toto.

Tali autori evidenziarono che la somministrazione di T3 o di T2 a ratti ipotiroidei che per questo motivo avevano un metabolismo a riposo molto basso ripristinava il controllo metabolico.
Lo stesso studio indicava che la T2 è in grado di stimolare 
significativamente la β-ossidazione lipidica.
Nonostante gli effetti in vivo della T2 su animali ipotiroidei siano chiari e riproducibili, la somministrazione della stessa, a ratti (normali), non provoca alcun cambiamento nel metabolismo a riposo. La 3,5 – T2  è in grado di aumentare il metabolismo in coloro che lo hanno troppo basso. 
Più fenomeni potrebbero essere alla base del mancato effetto della 3,5-T2 negli animali quando i valori degli ormoni tiroidei sono normali:

  1. La T2 viene velocemente metabolizzata;
  2. La diiodotironina non entra adeguatamente nelle cellule;
  3. Per raggiungere i bersagli cellulari la diiodotironina ha bisogno di essere formata da un precursore come la T3;
  4. Lo stato metabolico degli animali (composizione della dieta) può avere un ruolo nel permettere agli effetti metabolici di T2 di essere rilevati. In particolare il punto c è stato chiarito dagli studi di Moreno e coll. (2002).

Tali autori hanno esaminato il cambiamento del metabolismo a riposo dopo somministrazione di T3 a ratti con valori tiroidei normali e li hanno confrontati con quelli ottenuti dopo somministrazione di T2 che veniva però data a ratti che presentavano di T3 molto bassi e avevano le deiodinasi bloccate e ad un secondo gruppo di ratti che avevano T3 normale e avevano sempre le deiodinasi bloccate.

Questi esperimenti dimostrarono che l’incremento del metabolismo basale si verificava dopo somministrazione di T3 in ratti normali era dovuto alla sua conversione in T2 e che la T3 è il precursore in vivo della T2 e che le deiodinasi sono coinvolte in tale processo.
È stato evidenziato che la T2 è in grado di agire su alcuni importanti enzimi bersaglio dell’ormone tiroideo come quelli lipogenici (enzima malico e glucosio-6-fosfato-deidrogenasi).
La T2 è 3-5 volte più potente della T3 a stimolare l’attività della G6PD - glocosio-6-fosfato-deidrogenasi.
L’obesità, che è definita come aumento della massa del tessuto adiposo, comporta un più alto rischio di incorrere in malattie cardiovascolari e metaboliche come diabete, steatosi epatica, dislipidemia e malattie coronariche. 
Gli ormoni tiroidei causano riduzione di peso attraverso un’incrementata velocità metabolica e una riduzione del colesterolo LDL.
La T2 può indurre metabolismo fittizio, stimolando la perdita di tessuto adiposo mediante meccanismi che coinvolgono l’apparato mitocondriale piuttosto che i recettori nucleari per la T3.
Una tale azione determina un consumo delle riserve di grasso senza determinare ipertiroidismo e tireotossicosi, quindi senza danni per il sistema cardiovascolare che al contrario risulta migliorato.

Recenti ricerche suggeriscono che la somministrazione della 
T2 a ratti che ricevono una iperalimentazione è in grado di ridurre l’adiposità e il peso corporeo senza indurre cambiamenti nei livelli serici di T3 e T4.
I dati hanno dimostrato che la T2 è in grado di incrementare la β-ossidazione di acidi grassi nei mitocondri. La T2, stimolando l’ossidazione degli acidi grassi, stimola un meccanismo termogenico come il disaccoppiamento mitocondriale questo suggerisce che la perdita protonica gioca un ruolo determinante negli effetti esercitati dalla 3,5- T2 sull’efficienza dell’utilizzazione dei substrati e quindi sull’adiposità.

 

Bibliografia:

Cimmino M., Mion F., Goglia F., Minaire Y., Geloen A. Journal of
Endocrinol. 1996, 149, 319.

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Lanni A, Moreno M, Cioffi M, Goglia F, Effect of 3,3’-diiodothyronine and 3,5-diiodothyronine on rat liver oxidative capacity in “Mol. Cell. Endocrinol.” (1992); 86 (3): pp. 143-148.

Lanni A., Moreno M., Lombardi A., de Lange P., Silvestri E., Ragni M., Farina P., Chieffi Baccari G, Fallahi P., Antonelli A., Goglia F. FASEB J. 2005; 19-1552.

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